Lettere contro la guerra: Introduzione di Tomaso Montanari by Tiziano Terzani

Lettere contro la guerra: Introduzione di Tomaso Montanari by Tiziano Terzani

autore:Tiziano Terzani [Terzani, Tiziano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Chiarelettere


LETTERA DA KABUL

Il venditore di patate e la gabbia dei lupi

Kabul, 19 dicembre 2001

La vista è stupenda. La più bella che potessi immaginarmi. Ogni mattina mi sveglio in un sacco a pelo disteso sul cemento e su qualche piastrella di plastica d’uno stanzone vuoto all’ultimo piano del più alto edificio del centro città e gli occhi mi si riempiono di tutto quel che un viaggiatore diretto qui ha sempre sognato: la mitica corona delle montagne di cui un imperatore come Babur, capostipite dei moghul, avendole viste una volta, ebbe nostalgia per il resto della vita e desiderò che fossero la sua tomba; la valle percorsa dal fiume sulle cui sponde è cresciuta la città a proposito della quale un poeta, giocando sulle due sillabe del nome Kabul in persiano, scrisse: «La mia casa? Eccola: una goccia di rugiada fra i petali di una rosa»; il vecchio bazar dei Quattro Portici dove, si diceva, è possibile trovare ogni frutto della natura e del lavoro artigiano; la moschea di Puli-i-Khisti; il mausoleo di Timur Shah; il santuario del Re dalle Due Spade costruito in onore del primo comandante musulmano che nel VII secolo dopo Cristo, pur avendo già perso la testa, mozzatagli da un fendente, continuò – secondo la leggenda – a combattere con un’arma per mano, determinato com’era a imporre l’Islam, una nuova, aggressiva religione appena nata in Arabia, a una popolazione che qui, da più d’un millennio, era felicemente indù e buddhista; e poi, alta, imponente sulla cresta della prima fila di colli, proprio di fronte alle mie vetrate, la fortezza di Bala Hissar nella cui residenza hanno regnato tutti i vincitori e nelle cui galere han languito, o sono stati sgozzati, tutti i perdenti della storia afghana.

La vista è stupenda, ma da quando sono arrivato, più di due settimane fa, con in tasca una lettera di presentazione per un vecchio intellettuale, nella borsa una bibliotechina di libri-compagni-di-viaggio e in petto un gran misto di rabbia e di speranza, questa vista non mi dà pace. Non riesco a goderne perché mai, come da queste finestre impolverate, ho sentito, a volte quasi come un dolore fisico, la follia del destino a cui l’uomo, per sua scelta, sembra essersi votato: con una mano costruisce, con l’altra distrugge; con fantasia dà vita a grandi meraviglie, poi con uguale raffinatezza e passione fa attorno a sé il deserto e massacra i suoi simili.

Prima o poi quest’uomo dovrà cambiare strada e rinunciare alla violenza. Il messaggio è ovvio. Basta guardare Kabul. Di tutto quel che i miei libri raccontano non restano che i resti: la fortezza è una maceria, il fiume un rigagnolo fetido di escrementi e spazzatura, il bazar una distesa di tende, baracche e container; i mausolei, le cupole, i templi sono sventrati; della vecchia città fatta di case in legno intarsiato e fango non restano, a volte in file di centinaia e centinaia di metri, che patetici mozziconi color ocra come sulla battigia le guglie dei castelli di sabbia costruiti da bambini e subito espugnati dalle onde.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.